Mobilità: il 30% degli italiani costretto a rinunciare agli spostamenti, ma Milano trionfa sulla sostenibilità

Sondaggio Ipsos-Legambiente, persistono i divari sociali

La mobilità degli italiani? Il 30 per cento è costretto a rinunciare agli spostamenti: persistono ancora divari sociali, Napoli e Roma le città più colpite. C’è un lieve miglioramento nella mobilità sostenibile, ma persiste la dipendenza dall’auto fossile. Lo evidenzia un sondaggio realizzato da Ipsos e Legambiente, che nel 2021 hanno avviato l’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile e gli Stili di Mobilità.

Secondo il Rapporto del 2023 ‘Monitoraggio cambiamenti, atteggiamenti, abitudini di mobilità degli italiani’, realizzato in collaborazione con Unrae, in Italia la limitata disponibilità del trasporto pubblico e la scarsa accessibilità ai servizi di prossimità, ostacolano gli sforzi per ridurre l’uso dell’auto privata, i cui costi – tra acquisto e carburante – sono aumentati.

L’indagine è stata condotta su scala nazionale a Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma, nell’ambito della Clean Cities Campaign, un network europeo di associazioni ambientaliste e movimenti di base che mira al miglioramento della qualità dell’aria attraverso l’adozione di stili di mobilità più sostenibili e alla redistribuzione dello spazio urbano a favore delle utenze più vulnerabili.

Ben tre italiani su dieci hanno dovuto, infatti, rinunciare negli ultimi anni a opportunità di lavoro (28%), di studio (17%), visite mediche (19%) o spostamenti per piacere e relazioni (25%).  Le città più colpite da una condizione di precarietà nella mobilità sono Napoli con il 34% dei cittadini che non sempre riesce a spostarsi e Roma con il 33%, mentre a metà strada si trova Torino, con il 28%. Invece, nelle città di Milano e Bologna, generalmente più benestanti e con un’elevata offerta di mobilità sostenibile ed elettrica, il livello di precarietà si attesta intorno al 20-21%. Nelle città, la mobilità sostenibile prevale infatti a Bologna e Milano con rispettivamente il 49% e il 48% degli spostamenti a piedi, in bici, con i mezzi collettivi o condivisi; mentre il 40% e il 45% avviene in auto e moto a combustione. Anche a Torino (51%), Roma (54%) e Napoli (55%).

Per Legambiente tra tutti i tipi di precarietà analizzati, il dato che preoccupa maggiormente riguarda il 7% delle persone in condizione di estrema mobility poverty, ossia coloro che non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né la possibilità di acquistare un’auto in famiglia. Ma si trovano in condizioni di precarietà – se pur meno estreme – gli intervistati che denunciano un elevato costo del carburante rispetto al reddito (9%), coloro che lamentano l’assenza di alternative all’auto privata e/o l’impossibilità di cambiare il mezzo obsoleto (8%) e, infine, coloro che evidenziano elevati costi dovuti alla necessità di percorrere in auto elevate percorrenze quotidiane (8%).

Secondo l’Osservatorio ogni settimana gli italiani trascorrono in media sei ore in viaggio. Il 64% dei viaggi si svolge a bordo di un’auto e moto di proprietà, con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, compensata dall’aumento dell’uso medio dei mezzi pubblici e dell’auto elettrica (sia privata che a noleggio), che è passato dall’11 al 13% al giorno, mentre rimangono stabili gli spostamenti a piedi, in bici o in monopattino elettrico, che ammontano al 22% del tempo di viaggio.

Inoltre, diminuiscono del 10% circa gli spostamenti nei giorni festivi, i primi ad essere sacrificati da chi fatica a tirare la fine del mese. Per una mobilità veramente sostenibile e inclusiva, che non lasci indietro nessun cittadino – fa notare il sondaggio – va accelerato il passo in più direzioni: implementazione di autobus elettrici, miglioramento dell’accessibilità ai trasporti pubblici collettivi, creazione di zone a 30 km/h, promozione dei veicoli elettrici ed espansione dei percorsi ciclo-pedonali.

L’Osservatorio di stili di mobilità evidenzia che le cause della situazione di precarietà fotografata sono soprattutto l’assenza di alternative all’uso dell’auto privata a causa della distanza dai servizi essenziali come le strutture scolastiche e mediche nelle vicinanze, così come le carenze dei trasporti pubblici, come la mancanza di fermate con orari poco convenienti, e l’assenza di servizi di sharing. Incidono anche le condizioni economiche delle famiglie, che rendono difficile sostenere i costi del carburante e le distanze eccessive senza alternative all’auto.

OSSERVATORIO_MOBILITA_2023