Classifica performance climatiche, Italia perde 15 posizioni e rallenta su riduzione emissioni

Rapporto ‘Climate Change Performance Index 2024’ alla Cop28

Preoccupante passo indietro dell’Italia nella classifica delle perfomance climatiche dei principali Paesi del Pianeta: scende dal 29esimo al 44esimo posto. È quanto emerge dal rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia e presentato alla Cop28 a Dubai. Il monitoraggio è su 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali. La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030.

Il CCPI si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo sia delle rinnovabili che dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica. L’Italia ha perso ben 15 posizioni: un risultato raggiunto soprattutto per il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (37° posto della specifica classifica) e per una politica climatica nazionale (58° posto della specifica classifica) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza.

Anche quest’anno le prime tre posizioni della classifica non sono state attribuite, in quanto nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. Ad ogni modo, nella classifica Germanwatch si conferma in testa alla classifica con il quarto posto la Danimarca, grazie soprattutto alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti ed allo sviluppo delle rinnovabili. Seguono Estonia (5°) e Filippine (6°) che rafforzano la loro azione climatica nonostante le difficoltà economiche. In fondo alla classifica troviamo, invece, Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Emirati Arabi Uniti (65°), Iran (66°) e Arabia Saudita (67°).

La Cina, maggiore responsabile delle emissioni globali, rimane stabile al 51° posto dello scorso anno. Nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili ed il miglioramento dell’efficienza energetica, le emissioni cinesi continuano a crescere per il forte ricorso al carbone. Invece gli Stati Uniti, secondo emettitore globale, si posizionano al 57°posto. Un passo indietro di cinque pozioni rispetto allo scorso anno, dovuto all’ancora scarsa attuazione delle misure previste dall’Inflation Reduction Act, che destina un considerevole sostegno finanziario per l’azione climatica.

Solo tre membri del G20, India e Germania (14°) insieme all’Unione Europea (16°), sono nella parte alta della classifica. La maggior parte dei Paesi del G20, invece, si posiziona nella parte bassa. Mentre Canada (62°), Russia (63°), Sud Corea (64°) ed Arabia Saudita (67°) sono i Paesi del G20 con la peggiore performance climatica.