Milano è al centro degli innovativi progetti di transizione ecologica.

Ne è un grande esempio l’accordo tra il Comune di Milano, la Città Metropolitana di Milano, Musa (Multilayered Urban Sustainability Action), e l’Università degli Studi Milano-Bicocca per la realizzazione di un progetto che permetterà di sfruttare le falde acquifere del territorio per lo sviluppo di nuove pompe di calore in grado di riscaldare le abitazioni.

Il professor Giovanni Crosta, docente ordinario di geologia applicata presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, è tra i maggiori fautori di questo progetto che permetterà alle istituzioni locali di accedere a dati fondamentali per lo sviluppo di questa nuova fonte di energia rinnovabile. Lo abbiamo intervistato a margine del convegno “Energia e Falda acquifera nella Città metropolitana di Milano“.

Professor Crosta, qual è l’importanza in questo progetto della sinergia tra comunità scientifica, operatori economici istituzioni?

Sicuramente fondamentale. Il progetto di MUSA dimostra come la ricerca scientifica può essere applicata a problemi specifici e impiegata come strumento pianificatore da soggetti controllori e controllati per ottimizzare la propria capacità di sviluppo di un sistema, come in questo caso, energetico. Lo scopo di questo convegno era presentare il nuovo set di dati e gli strumenti per prendere decisioni operative con basi scientifiche verificate. Come Università la Bicocca e come Musa stiamo cercando di fare sviluppi teorici, modellistici e di monitoraggio ma anche di sperimentazione in sito. Infatti ci sarà un edificio all’Università la Bicocca che verrà adibito a sperimentazione di strumentazioni e apparecchiature per pompe di calore, pannelli fotovoltaici eccetera, insomma per sistemi di produzione di energia rinnovabile. C’è la necessità di sviluppare sistemi di monitoraggio del sottosuolo e degli impianti per realizzare una modellistica avanzata per prevenire e affrontare le problematiche di controllo dello sviluppo energetico.

Qual è il lavoro che avete messo a disposizione delle istituzioni per la realizzazione delle pompe geotermiche?

E’ fondamentale controllare la provenienza della fonte energetica geotermica. Si tratta infatti di una fonte diversa da quella da quella di geotermia profonda che è caratterizzata da alte temperature, è una geotermia di basse temperature che utilizza le acque di prima falda nell’ordine di alcune decine di metri al di sotto del piano campagna. Questo sfruttamento può avere sia la funzione di riscaldamento degli edifici che di raffrescamento. Il nostro lavoro consiste nel fornire alle istituzioni i dati necessari per i progetti di sfruttamento. L’esigenza nasce dal fatto che a Milano c’è stato un aumento esponenziale dell’utilizzo di queste fonti energetiche perché hanno un bassissimo impatto nella produzione di CO2 e le amministrazioni si sono trovate a dover far fronte a una gestione effettivamente difficoltosa. Ciò che quindi abbiamo proposto è un sistema di raccolta e analisi dei dati, monitoraggio e modellazione a scala di Città metropolitana di Milano. L’idea è quella di partire dai dati disponibili, informatizzarli per favorire la progettazione da parte delle professionalità direttamente coinvolte, fornendo uno strumento modellistico che sia in grado di quantificare quanto è il potenziale termico della risorsa e quale possa essere il modo migliore per sfruttarlo. Grazie a questi dati, i suggerimenti che siamo in grado di fornire sono come disporre la distribuzione degli impianti, la possibile interazione con impianti già esistenti, il potenziale termico ancora disponibile all’interno di unità territoriali e un supporto a chi deve prendere la decisione relativamente a un’istanza o una richiesta di approvazione sull’installazione di un impianto.

La sinergia che si viene a creare tra Università Bicocca e istituzioni è quindi in grado di fornire la conoscenza di queste informazioni finora non pubbliche?

Esattamente. Al riguardo sono stati messi assieme dei passaggi. Il primo è che la Bicocca ha sviluppato una raccolta dati con fondi universitari, esistevano dei dati che non erano però analizzabili in quanto si trovavano in formato cartaceo ma che sono essenziali per qualunque studio o modellazione. Abbiamo anche fornito il nostro know-how scientifico, con strumenti di modellazione fisico-matematica per simulare sia i processi naturali che le perturbazioni.

Qual è il potenziale geotermico dell’area metropolitana di Milano?

E’ un potenziale davvero elevato che potrebbe soddisfare molte delle esigenze termiche a livello urbano. C’è ovviamente da valutare ogni singolo edificio e gli edifici limitrofi perché non vadano in interferenza. Il nostro modello serve anche e soprattutto a questo: ottimizzare la disposizione e analizzare le possibili interferenze all’interno del singolo impianto o verso gli impianti esterni. Sull’individuazione delle aree più idonee vanno fatte ancora molte valutazioni.

Avete già fatto una stima dei costi per un medio/lungo periodo? Serviranno investimenti da parte della città, magari immaginando che avvenga una produzione a livello comunale di energia che possa poi essere distribuita su Milano?

L’Università la Bicocca, Comune e Città metropolitana di Milano così come alcuni partner commerciali e industriali supportano già il progetto MUSA, per cui ci sono già investimenti per la messa in piedi e realizzazione del progetto. Il nostro obiettivo è di stare dentro il PNRR, informatizzare i dati, diffondere i risultati e fare una proposta di prototipo di un gemello digitale del sistema idrogeotermico per simulare i processi e i fenomeni che avverranno nel sistema reale. Ci sono già delle sperimentazioni di sistemi a pompa di calore, A2A per esempio ha prodotto una centrale molto potente e pensa di svilupparne ulteriormente. Questi sistemi hanno sia una parte geotermica che una parte termica di supporto. Questa potrebbe essere la migliore scelta strategica.

Per quanto concerne l’inquinamento della città di Milano che è in parte dovuto anche al sistema delle stufe a legna che producono molta CO2, crede che parlare di rinnovamento del parco tecnologico con questi sistemi permetta di abbattere l’uso dei combustibili?

Premesso che non ci sono statistiche abbastanza precise su quanto incida nell’area urbana l’utilizzo di impianti a combustione e che non sono il sistema di riscaldamento principale ma secondario, esistono sistemi a combustione che sono a minore impatto. La geotermia si propone come un metodo che può sostituire in toto i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, soprattutto con una impiantistica che va migliorando. Sono sistemi che negli ultimi anni anni hanno avuto impatti importanti, motivo per cui si è andati sempre più nell’ambito della ricerca.

Per conoscere meglio il lavoro presentato dal professor Crosta al convegno, è possibile visualizzare la sua presentazione a questo link