Tra fede e oppressione il velo in Iran ha assunto il simbolo della condizione femminile nel Paese. Esperte e studiose ne parlano in un convegno
Il velo, o hijab, è un elemento di abbigliamento utilizzato da molte donne musulmane come segno di modestia e devozione religiosa. In Iran, l’uso del velo è un argomento che ha suscitato ampi dibattiti e controversie, oscillando tra il simbolo di fede e identità culturale e lo strumento di oppressione e controllo sociale.
Nel 2023 le sanzioni contro le donne e le ragazze che rifiutano di indossare il velo o lo portano in modo scorretto in Iran sono state intensificate. Da quando è stata istituita la Repubblica Islamica, l’uso del velo è stato obbligatorio negli spazi pubblici per le donne.
Recentemente il parlamento iraniano ha approvato una legge che promuove una cultura di castità e rende obbligatorio l’hijab, un velo che lascia scoperto il volto. La nuova legge prevede pene molto severe per chiunque non si conformi a queste regole, si rischia la detenzione da 10 giorni a 2 mesi, prevista dal regolamento sul velo in vigore precedentemente, la nuova disciplina stabilisce che coloro che violano il regolamento e sono accusati di “collaborazione con governi, reti, agenti e media stranieri” possano essere condannati a punizioni che arrivano fino a 10 anni di reclusione.
Per discutere del tema del porto del velo islamico nelle sue relazioni con la libertà individuale e la tutela dei diritti delle donne in Iran, il 27 maggio si terrà la conferenza Saluterò di nuovo il sole presso la Sala multimedial dell’Università degli Studi di Milano.
I lavori saranno introdotti dalla prorettrice Marilisa D’Amico e prevedono gli interventi di Monica Amari, esperta in politiche culturali e presidente del Movimento per i diritti e i doveri culturali, Luisa Motolese, magistrato e Presidente del Collegio dei revisori dell’Università degli Studi di Milano, con uno speech dal titolo “La lunga marcia dei diritti culturali: dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo alla Dichiarazione di Friburgo“, Costanza Nardocci, Professoressa associata in Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano, con una ricostruzione di ampio respiro e di approccio sovranazionale e costituzionale sulla giurisprudenza che ha interessato l’obbligo di portare il velo nello spazio pubblico con particolare riferimento alla dimensione nazionale ed europea, Rayhane Tabrizi, attivista iraniana e Presidente dell’Associazione Maanà, che parlerà delle attuali condizioni in cui vivono le donne in Iran e della simbologia del velo nel suo Paese sottolineando la forte valenza politica e religiosa che ha assunto il hijab, e Sadaf Baghbani, attivista iraniana ferita durante le manifestazioni del movimento Donna Vita Libertà.
L’incontro intende promuovere una riflessione sulla condizione delle donne in Iran e sui loro diritti, esplorando il significato del velo islamico. Verranno esaminati i vari aspetti del velo, che può essere visto sia come un’espressione di identità culturale e scelta personale, sia come un’imposizione e simbolo di oppressione da parte dello Stato. Durante il convegno le esperte e studiose si confronteranno per approfondire gli aspetti giuridici, sociologici, culturali e storici relativi al tema in discussione.
Saranno analizzati i rapporti tra diritti umani e diritti delle donne, la libertà religiosa e la tutela dei diritti individuali all’interno dei gruppi, utilizzando il caso iraniano come esempio chiave. Questo evento vuole offrire un’opportunità unica per esaminare questioni delicate come la libertà personale e la protezione dei diritti delle donne. L’obiettivo è favorire un dialogo significativo e uno scambio produttivo, aprendo nuove prospettive per riflettere sullo stato dei diritti umani delle donne a livello globale.
Saluterò di Nuovo il Sole, da cui il nome del convegno, è il titolo di un componimento di Forough Farrokhzad, poetessa, regista e scrittrice femminista iraniana, una delle rappresentanti più importanti della modernità iraniana. Ecco il testo completo:
Saluterò di nuovo il sole,
e il torrente che mi scorreva in petto,
saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri
e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino
che con me hanno percorso le aride stagioni.
Saluterò gli stormi di corvi
che a sera mi portavano in dono
’odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre, che viveva nello specchio,
immagine della mia vecchiaia.
E saluterò la terra, il suo desiderio ardente
di ripetermi e riempire di semi verd
il suo ventre infiammato
sì, la saluterò
la saluterò di nuovo.