Ridurre le emissioni e facilitare la ricerca: come una nuova piattaforma online sta cambiando il modo di selezionare i materiali sostenibili

Camilla Carrara, ricercatrice dell’Università Bocconi di Milano, ha presentato il progetto “An easy to access database for sustainable and circular textile & fashion ingredients” durante il Terzo General Meeting di Musa. L’iniziativa mira a ridurre le emissioni e migliorare i sistemi di ricerca nell’industria tessile e della moda.

“L’idea del database è di affrontare la difficoltà nel reperire informazioni credibili e accessibili in questo settore,” spiega Carrara. “Sarà una piattaforma online dove le persone potranno filtrare le informazioni per trovare soluzioni di sostenibilità che meglio si adattano alla loro strategia.”

Il database non utilizzerà una classificazione gerarchica delle informazioni. “Non vogliamo giudicare le informazioni, ma catalogarle in modo da renderle facilmente fruibili. Tutti i dati sulla sostenibilità sono verificati tramite test e certificazioni. Inoltre, abbiamo aggiunto un glossario per chiarire il significato dei simboli sui prodotti, rendendo il loro valore più comprensibile per il consumatore finale,” aggiunge la ricercatrice.

Questo strumento è pensato per chi cerca materiali, come aziende, brand e altre realtà che devono selezionare materiali sostenibili. Anche studenti e ricercatori potranno accedere al database per ottenere informazioni nel campo tessile e moda sostenibile. “Finora siamo stati noi ricercatori a contattare proattivamente le aziende, ma l’obiettivo finale è avere una piattaforma online dove le imprese possano inserire autonomamente i propri dati, aumentando così il volume e la completezza delle informazioni,” continua Carrara.

Il progetto ha un potenziale significativo in termini di impatto e replicabilità. “La selezione e produzione di materiali rappresenta circa il 38% delle emissioni di gas serra nell’industria della moda. Fornire informazioni in questo ambito potrebbe contribuire a risolvere parte del problema dell’impatto ambientale del fashion,” conclude Carrara.