Nel 2025 l’Italia ha raggiunto l’Overshoot Day il 23 marzo: un campanello d’allarme per ripensare consumi, città e modelli di sviluppo

Ogni anno l’Overshoot Day segna la data in cui un Paese consuma tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di dodici mesi. Il 23 marzo l’Italia ha già esaurito tutte le risorse che il nostro territorio è in grado di generare in un anno (Deficit Day).

Questo indicatore elaborato dal Global Footprint Network, mette a nudo le contraddizioni del nostro modello di sviluppo. L’umanità da anni vive quindi “in debito” e ci vorrebbero 1,7 Pianeti per soddisfare i bisogni della popolazione mondiale. È un dato che riflette non solo le nostre abitudini individuali, ma anche le scelte strutturali compiute a livello urbano, energetico e produttivo. Questa data rappresenta dunque un’occasione per fermarsi e riflettere sul tipo di futuro che vogliamo costruire. Le nostre città, se ripensate in chiave ecologica, possono diventare parte della soluzione.

La disponibilità di risorse naturali non è equamente distribuita tra i Paesi del mondo. In nazioni come Bangladesh, Israele o Ruanda, ogni abitante dispone in media di circa un quarto di ettaro globale. In Francia, Austria, Irlanda e Cile la media sale a circa 3 ettari globali pro capite, mentre in Svizzera e Italia si aggira attorno a un ettaro per persona. Gli ettari globali rappresentano unità di misura standardizzate che riflettono la produttività media di un ettaro di terreno a livello mondiale, tenendo conto delle differenze tra ecosistemi e zone geografiche. Grazie a questo indicatore è possibile confrontare in modo uniforme quante risorse naturali consumiamo (impronta ecologica) e quante ne può rigenerare la Terra (biocapacità).

Uno dei settori che maggiormente contribuisce a questo squilibrio è quello dell’edilizia e dell’energia in ambito urbano. Gli edifici consumano ingenti quantità di energia, spesso in modo inefficiente, contribuendo in maniera significativa alle emissioni di gas climalteranti. In questo contesto, la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio urbano rappresenta una leva strategica. Migliorare l’efficienza degli impianti, isolare meglio gli edifici, adottare fonti rinnovabili e implementare sistemi intelligenti di gestione energetica può ridurre drasticamente i consumi e abbattere le emissioni.

Oltre 1 milione di specie è minacciato di estinzione, il 75% delle terre emerse e il 66% degli ambienti marini sono stati significativamente alterati dall’uomo, e il cambiamento climatico peggiora di anno in anno. La scienza è inequivocabile: la crisi ambientale deve essere affrontata entro questo decennio se vogliamo costruire un futuro sostenibile.” afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia Per Alessi, “esaurire le risorse ecosistemiche di un anno è come spendere più di quanto si guadagna. L’impronta ecologica è il denaro che spendi: ogni attività – mangiare, usare energia, costruire, viaggiare – consuma risorse naturali, proprio come se prelevassi dal tuo conto in banca. La biocapacità è il tuo stipendio annuale: rappresenta le risorse che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. Se spendi meno di quanto guadagni, sei in equilibrio. Ma se le spese superano le entrate, entri in deficit. Lo stesso vale per il Pianeta: se consumiamo più risorse di quelle che la Terra può rigenerare, attingiamo alle riserve future, proprio come chi si indebita per coprire le spese eccessive. Spetta dunque a noi stessi il compito di invertire la rotta e abbandonare stili di consumo che ignorano il senso del limite”.

In questa direzione si inserisce lo sforzo di MUSA, che affronta in modo sistemico il tema del consumo energetico nelle città. Attraverso interventi mirati sull’edilizia, la mobilità e la digitalizzazione dei servizi urbani, MUSA mira a contenere le emissioni climalteranti e a migliorare la qualità della vita nei centri urbani, rendendoli più resilienti e sostenibili. La visione di MUSA non si limita all’innovazione tecnologica, ma promuove anche un cambiamento culturale, coinvolgendo istituzioni, imprese e cittadini in un percorso verso pratiche più responsabil.

Anche sul piano individuale è possibile contribuire al cambiamento con scelte quotidiane più consapevoli: ridurre il consumo di carne, utilizzare meno l’auto privata, limitare gli sprechi alimentari, preferire prodotti locali e ristrutturare la propria casa secondo criteri di efficienza energetica. Ogni gesto, se condiviso, può generare un impatto moltiplicatore.