Il team del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, intervistato dal quotidiano Il Giorno, analizza l’impatto dei materiali urbani sul microclima: "Differenze anche di 15 gradi tra superfici. Non solo il verde, anche granito e albedo aiutano a mitigare il caldo"

Piazza della Scienza, nel cuore dell’Università di Milano-Bicocca, è diventata un vero e proprio laboratorio urbano. Un luogo rigenerato, depavimentato, sensorizzato, dove il microclima si studia con strumenti di precisione e approccio scientifico. A occuparsene è il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente (DISAT), coinvolto nel progetto MUSA – Multilayered Urban Sustainability Action, in particolare nello Spoke 1, dedicato alla sostenibilità ambientale e alla mitigazione del cambiamento climatico nelle città.

Il team – composto dal dottorando Luca Gallia, dal ricercatore Alberto Previati, dai professori Federico Agliardi, Riccardo Castellanza e Giovanni Crosta, insieme al tecnico Stefano Basiricò – è stato protagonista di un approfondimento del quotidiano Il Giorno, all’interno dell’articolo Caldo, le isole off limits a Milano: all’Ortomercato 48 gradi, nel parco si scende a 33.

Le immagini da satellite vengono acquisite alle 12, con un tempo di rivisita di circa 16 giorni – spiega Gallia a Il Giorno –: possiamo notare subito la relazione tra l’edificato o l’area asfaltata, più in generale la parte impermeabile, e le alte temperature superficiali”.

Si legge ancora nell’articolo: “Si parte da Milano – con le immagini satellitari – per inquadrare una microscala che permette di cogliere concretamente quali elementi possono incidere sulla temperatura e farla cambiare di qualche grado, anche a pochi passi di distanza. Siamo in Piazza della Scienza, recentemente rigenerata e in gran parte depavimentata e sensorizzara: un circuito di fibra ottica permette di studiare anche le temperature del sottosuolo, con un drone si calcola anche la temperatura dell’aria”.

“‘Abbiamo innanzitutto caratterizzato la piazza dal punto di vista ambientale grazie a una rete di monitoraggio di parametri ambientali, principalmente umidità e temperatura dell’aria e delle superfici attraverso diverse tecniche e strumenti – continua Gallia –: c’è una differenza di circa 15 gradi tra la parte depavimentata e la parte cementata. E con questi studi possiamo caratterizzare la risposta termica dei materiali. Non solo la parte vegetale aiuta a mitigare le temperature ma anche la scelta di un materiale rispetto a un altro. L’albedo di una superficie (ovvero il potere riflettente di una superficie, ndr) gioca un ruolo fondamentale‘”.

“Si sono confrontati così scenari diversi e creati modelli. Si scopre per esempio che nello stesso giorno d’estate del 2024 e nella stessa piazza di 11mila metri quadri, la mappa delle temperature è ‘coloratissima’. Sulle lastre scure dei camminamenti si sfiorano i 50 gradi, sul granito – che ha una tinta molto più chiara – si contano 7 gradi in meno e sull’erba le temperature scendono a 34 gradi centigradi. ‘La modellazione ci fa capire l’impatto della rigenerazione della piazza – continua il dottorando –. Per arrivare ad abbassare le temperature al suolo contano anche gli arbusti. Per il comfort termico del cittadino ovviamente l’ombra delle piante influisce di più, anche nella percezione stessa del caldo’. Attorno al concetto di calore ruota un altro aspetto: ‘Nella parte edificata le superfici si scaldano, rimangono calde ed emettono calore anche quando la temperatura dell’aria scende, di sera – prosegue il dottorando –. L’albedo serve perché riduce la quantità di radiazione solare e quindi di calore che accumula un materiale, perché la riflette. In Piazza della Scienza è stata aumentata questa superficie riflettente'”.

Sotto la lente dei ricercatori ci sono anche le temperature della superficie, dal 2015 al 2024, sempre tra giugno e agosto, con temperature che vanno dai 40 gradi fino a superare i 50-51 gradi, sempre al mattino. Si colgono trend di crescita e picchi. ‘Le mappe permettono di visualizzare le aree che a livello di microclima sono differenti tra loro, per le caratteristiche che hanno al loro interno, tra tipologie di superfici e di edifici e vegetazione – conclude il professore Riccardo Castellanza –. Dalle zone più critiche, che necessitano di interventi di mitigazione per rallentare l’impennata delle temperature, al Parco delle Risaie, dove si arriva a sentire persino una notturna brezza urbana’”.