Alla 4ª edizione del Congresso della Society of Environmental Toxicology and Chemistry (SETAC) di Napoli, il giovane ricercatore dell’Università di Milano-Bicocca ha conquistato il primo premio con un innovativo approccio per valutare la qualità ambientale del suolo, testato nell’area della Piazza della Scienza dell’Ateneo.

Lorenzo Federico, PhD in Scienze Ambientali, nell’ambito del progetto Musa,si è aggiudicato il primo premio come miglior giovane ricercatore al Congresso nazionale della SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry) svoltosi a Napoli, grazie al lavoro “Linking Behavioural Bioassays and Soil Biodiversity as an Integrated Strategy for Environmental Quality Assessment”.

Lo studio di Federico nasce nel cuore dell’Università di Milano-Bicocca e ha come area di riferimento la Piazza della Scienza, oggetto di un intervento di rinverdimento previsto da MUSA.

Il punto di partenza del lavoro di Federico è stato lo stato di salute del suolo nelle aree verdi della Piazza, prima e dopo gli interventi di rinverdimento. L’intuizione di Federico è quella di utilizzare il comportamento animale come strumento predittivo della qualità del suolo. “Ho valutato lo stato dell’arte a tempo zero – spiega – ovvero prima dei lavori, per capire quali fossero le condizioni di salute del suolo nelle diverse aree verdi della piazza. Ho analizzato sia la biodiversità del suolo sia il comportamento di alcuni piccoli organismi, i porcellini di terra, utilizzati come biosensori ambientali”.

Questi minuscoli animali, infatti, reagiscono alle alterazioni del terreno modificando il proprio comportamento. Studiare come si muovono o si raggruppano permette di prevedere se un suolo è sano o contaminato.

“Il biosensore – racconta – mi permette, in sole 48 ore, di identificare le aree soggette a riduzione della biodiversità. È un test rapido, economico e soprattutto sostenibile: non usa solventi chimici e non richiede analisi lunghe o costose”..

Questo metodo può diventare uno strumento di screening per enti pubblici o aziende che gestiscono aree verdi, aiutandoli a individuare rapidamente i terreni potenzialmente contaminati o a rischio di impoverimento ecologico. Il vantaggio, sottolinea il ricercatore, è duplice: “Si può applicare sia a livello diagnostico, per verificare lo stato di salute di un suolo, sia a livello prognostico, per prevedere l’impatto ambientale di una sostanza chimica prima della sua immissione sul mercato”.

Il lavoro di Federico si inserisce anche nel quadro delle linee guida europee sulla valutazione del rischio ambientale per prodotti chimici e fitosanitari. “La Commissione Europea – afferma Federico – richiede test rapidi e affidabili per verificare l’impatto dei nuovi composti sull’ambiente. Il nostro è un test subletale, perché non misura la mortalità, ma il cambiamento di comportamento in risposta a un contaminante. In questo modo si valuta l’effetto sulla popolazione, non sul singolo individuo”.

L’approccio, oltre ad avere un grande valore scientifico, contribuisce a promuovere una ricerca ecotossicologica più etica e sostenibile, in linea con le nuove politiche ambientali europee.

“In parole semplici – conclude Federico – il mio strumento serve a prevedere la perdita di biodiversità. È un modo per dare voce al suolo e agli organismi che lo abitano, per capire in anticipo quando un ecosistema urbano è in difficoltà e intervenire prima che sia troppo tardi”.