Il direttore del SUR Lab della Bocconi, Edoardo Croci, racconta risultati, prospettive e ruolo strategico delle università alla vigilia dell’evento MUSA del 3–4 dicembre

A pochi giorni dall’appuntamento del 3–4 dicembre, MUSA si prepara a condividere i risultati di tre anni di lavoro dedicati alla sostenibilità, all’innovazione e alla trasformazione urbana. Tra i protagonisti di questo percorso c’è Edoardo Croci, direttore del SUR Lab dell’Università Bocconi e figura chiave nello sviluppo dell’approccio One-Health e dei percorsi di economia circolare all’interno del progetto.

Direttore Croci, in questi tre anni di MUSA abbiamo visto crescere la centralità dell’approccio One-Health e dell’economia circolare. Quali risultati concreti ritiene più significativi e perché rappresentano un punto di svolta per il territorio?

L’approccio One Health costituisce un quadro metodologico essenziale all’interno di MUSA, perché consente di analizzare in modo integrato natura, sistemi umani e sistemi artificiali. Considerare insieme dinamiche, interazioni e impatti permette di orientare le politiche verso una valutazione complessiva del benessere.

In questo senso, One Health è diventato un riferimento trasversale del progetto, soprattutto in relazione ai temi della circolarità: tutti gli spoke di MUSA incorporano infatti una dimensione circolare nei rispettivi ambiti di intervento. È proprio questa integrazione a rappresentare un punto di svolta per il territorio, perché fornisce un modello replicabile di politiche sostenibili e interconnesse.

Guardando oltre il finanziamento PNRR, quali aree di collaborazione pubblico-privato ritiene più strategiche per garantire continuità e nuovi investimenti?

La questione della continuità è cruciale, non solo per MUSA ma per tutti i progetti finanziati dal PNRR. Il tema riguarda l’intero Paese: come mantenere un impulso economico e sociale, coinvolgendo in modo strutturale il sistema della ricerca anche dopo la fine del programma.

In questa fase stiamo lavorando con i partner di MUSA per individuare le aree più promettenti, a partire dagli interessi delle imprese in termini di innovazione e di sviluppo di soluzioni che possano avere un riscontro concreto sul mercato. Parallelamente, stiamo dialogando con gli attori istituzionali – Comune, Città Metropolitana e Regione – per capire come valorizzare e portare avanti gli strumenti e i risultati più significativi del progetto. È questa la sfida dei prossimi mesi.

In che modo l’approccio One-Health può diventare un motore per attrarre imprese e innovazione nei prossimi anni?

One Health non deve essere considerato solo un quadro teorico che orienta le politiche pubbliche. La vera sfida è coinvolgere direttamente le imprese affinché diventi un motore di innovazione e sviluppo competitivo.

MUSA, su questo fronte, ha già prodotto numerosi risultati nei campi della salute, dell’ambiente e in altri ambiti collegati, con evidenti potenzialità industriali. Queste conoscenze possono tradursi in tecnologie, servizi e soluzioni innovative, contribuendo a rendere One Health un driver concreto per attrarre investimenti e nuove iniziative imprenditoriali.

Qual è oggi, secondo lei, il ruolo delle università nel trasformare la ricerca in impatto misurabile per la comunità?

Il ruolo delle università è duplice e fondamentale. Da un lato, c’è la missione scientifica: produrre ricerca di qualità, pubblicare risultati e contribuire al dibattito nazionale e internazionale. MUSA ha generato numerosi output scientifici di valore.

Dall’altro lato, il progetto è nato proprio con l’obiettivo di mettere le quattro università milanesi al servizio del territorio, utilizzando Milano e la sua area metropolitana come laboratorio di sperimentazione. La possibilità di misurare in modo rigoroso l’impatto delle politiche è quindi centrale.

Gli strumenti sviluppati da MUSA – che riguardano gestione energetica, risorse idriche, ciclo dei rifiuti, pianificazione delle nature-based solutions, resilienza urbana e valutazione della sostenibilità degli interventi di rigenerazione – consentono analisi qualitative e quantitative ex ante ed ex post. È questa capacità di misurazione che rende la ricerca realmente utile alla comunità.

Il 3–4 dicembre rappresenta un passaggio “di rendicontazione ma anche di visione futura”. Quale messaggio desidera lasciare agli stakeholder che decideranno di sostenere la prossima fase di MUSA?

Il messaggio è che MUSA ha generato un patrimonio che va ben oltre la durata del progetto. Le attività integrate portate avanti dagli atenei e dagli spoke hanno prodotto strumenti, analisi e indicazioni di policy che costituiscono un’eredità concreta e utilizzabile.

Questi risultati possono rappresentare una base solida per le politiche di sostenibilità a livello locale e meritano di essere valorizzati e potenziati nella fase successiva. Sostenere MUSA significa investire in un modello di innovazione che ha già dimostrato di poter generare impatti reali sul territorio.