Green bond: dalle istituzioni finanziarie alle aziende, un percorso di sostenibilità lungo 16 anni 

Sempre più appetibili tra le aziende pubbliche e private 

Dal 2007 sono comparsi sulla scena dei mercati finanziari. All’inizio venivano emessi dalle istituzioni finanziarie internazionali, dalla Banca mondiale a quella europea per gli investimenti. Oggi invece i green bond, noti anche come obbligazioni verdi, stanno diventando sempre più appetibili tra le aziende pubbliche e private.

Hanno le stesse caratteristiche delle classiche obbligazioni, tranne che per un particolare non di poco conto: gli effetti in termini di sostenibilità. La loro emissione ha effetti positivi in termini di sostenibilità e, proprio per questo, stanno diventando oggi sempre più appetibili.

In circolazione da ormai 16 anni, i green bond sono correlati a progetti con una ricaduta positiva in termini di transizione energetica, economia circolare, produzione da fonti rinnovabili, uso sostenibile delle risorse, conservazione della biodiversità, solo per citare alcune macro-aree.  

L’utilizzo delle obbligazioni verdi ha cambiato volto negli ultimi anni, soprattutto dopo la COP 21 di Parigi, quando l’attenzione di tutto il mondo si è focalizzata sulla crescita sostenibile e sul rispetto del pianeta. Ecco perché i green bond sono diventati uno strumento sempre più utilizzato da molte aziende private o pubbliche.

Il fine ultimo è continuare a sviluppare il tessuto socioeconomico dei Paesi ONU, riuscendo al tempo stesso a limitare le emissioni climalteranti sulla base degli obiettivi stabiliti negli accordi di Parigi.  

Il primo standard europeo varato a marzo

Con i green bond si possono finanziare molti progetti strategici per l’Italia, come gli impianti di trattamento rifiuti e acque, le infrastrutture (dalle strade alle ferrovie, fino ai campi fotovoltaici), l’elettrificazione delle reti, l’edilizia eco-sostenibile e in generale tutto ciò che può permettere lo sviluppo con l’attenzione al territorio. 

Nei mesi scorsi, a marzo per la precisione, l’Unione Europea ha ufficializzato l’European Green Bonds Standard, il primo modello che assicura i mercati garantendo che i parametri di riferimento delle obbligazioni verdi siano allineati con le attese degli investitori.  

Le aziende emittenti possono decidere di lavorare in coerenza con lo standard, ma non sono obbligate.  È comunque un chiaro segnale che l’Unione Europea ha inviato a tutti gli stakeholder per rendere sempre più appetibili queste obbligazioni. Non è un caso che i green bond siano già oggi molto attenzionati: con un volume superiore ai 487 miliardi di dollari valgono il 58% della quota mondiale di obbligazioni sostenibili.  

Il processo per emettere un green bond. Se un ente pubblico o una società privata vogliono collocare sul mercato un green bond devono innanzitutto precisare i requisiti dell’utilizzo dei fondi, il processo di selezione dei vari progetti e la politica di utilizzo di quanto permetteranno di raccogliere. 

A valle di queste indicazioni, vanno trovati gli attivi ammissibili e va identificato un sottoscrittore, per poi stilare i criteri e avviare il processo di selezione dei progetti. Il passo successivo riguarda le verifiche per l’utilizzo dei fondi e poi la pubblicazione delle informazioni. Infine, verrà assegnata la classe di merito del credito e poi si procederà con l’allocazione dei fondi, per concludere con la rendicontazione verso gli investitori e i mercati. Un processo chiaro e trasparente.