Dal fotovoltaico all’agrivoltaico, un network per lo sviluppo dell’energia da fonte rinnovabile
MUSA e la rigenerazione urbana, in Bicocca il follow up della Prima Conferenza della Rete IFV
La creazione di un network nazionale per contribuire allo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e creare le condizioni perché l’Europa possa avere una leadership mondiale nell’innovazione tecnologica nel settore dell’energia solare. È il progetto che prende forma dalla prima Conferenza 2023 della Rete italiana del Fotovoltaico, presentata lo scorso 23 giugno presso l’Università degli studi Milano Bicocca nell’ambito dei progetti di rigenerazione urbana di MUSA; 130 i partecipanti provenienti da tutti i centri di ricerca e università italiane dove si effettuano ricerche nell’ambito del fotovoltaico e rappresentanti di aziende come Enel Green Power, Futurasun e spin off.
La conferenza della Rete Italiana del Fotovoltaico per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione (Rete IFV) è un evento rivolto alla comunità del fotovoltaico in Italia, che vede coinvolti i principali protagonisti della ricerca e delle imprese italiane del settore. Sul tappeto i temi della ricerca nel fotovoltaico, per quanto riguarda le nuove tecnologie, le principali attività di ricerca in corso e le sue applicazioni in contesti utility scale fortemente integrati, come ad esempio il Building Integrated PhotoVoltaics (BIPV) e l’agrivoltaico.
Nata nel 2017 per creare una filiera nazionale e fare squadra nel settore, la Rete accomuna centri di ricerca, università, industria. Oggi già diversi soggetti rappresentanti sono presenti all’interno di questa iniziativa che guarda lontano e che intende però rispondere a esigenze reali e concrete come la necessità per le aziende di fare attività di R&D e innovazione tecnologica, avendo riferimenti cui rivolgersi. Di fronte a obiettivi sempre più ambiziosi riguardanti la transizione energetica, la domanda che si sono posti i fondatori è stata di comprendere che ruolo potesse assumere la filiera italiana del fotovoltaico nella generazione distribuita e la sua integrazione negli edifici e nel sistema energetico.
Oggi del network fanno parte una trentina di soggetti, tra cui, oltre al Consiglio Nazionale delle Ricerche, Eurac Research, Enea, Rse, Enel Green Power, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università di Torino e Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma. Tutti questi attori hanno anche pubblicato nel 2021 un white paper per il rilancio del settore della ricerca, sviluppo, innovazione e industria del fotovoltaico in Italia. Nel white paper si delinea già la strategia nazionale che andrebbe aggiornata dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.
La Rete porterà avanti anche attività dedicate allo sviluppo dei Building integrated photovoltaics (BIPV), ossia tutti quei sistemi e materiali fotovoltaici utilizzati per sostituire i materiali da costruzione convenzionali in parti dell’involucro dell’edificio come il tetto, i lucernari o le facciate e sistemi ombreggianti. Su questo filone si possono seguire due percorsi. Uno riguarda la customizzazione di massa che passa dalla finalità di ridurre i costi, riuscendo a fare dei prodotti in grado di soddisfare tutti i requisiti richiesti dai progettisti e designer e a chi deve integrare questo prodotto nell’elemento costruttivo.
Per esempio, il progetto MC 2.0 vede protagonisti attori italiani Eurac Research, Applied Materials Italia, Glass to Power e Focchi. Questi contatti sono nati anche grazie alla rete italiana del Fotovoltaico. Nell’altro percorso, definibile come mass adaptation, possono operare realtà in grado di fare sistemi su misura. Anche in questo caso, a seconda dei costi e delle soluzioni, ci sono aziende italiane che si stanno focalizzando e possono proporre soluzioni dedicate. Enel Green Power e Futura Sun hanno entrambi nella loro roadmap l’obiettivo di realizzare moduli tandem con perovskiti.