Uno studio Deloitte e Politecnico di Milano evidenzia le sfide del Technology Transfer Office italiano e la necessità di adottare un modello più competitivo per colmare il divario con i paesi europei leader nell'innovazione.

L’Italia è leader in Europa per il tasso di conversione delle domande in brevetti e al terzo posto per investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S), ma deve migliorare nel trasferimento tecnologico. Questo è il tema centrale di un paper realizzato da Deloitte e Politecnico di Milano, presentato durante un evento al Politecnico, intitolato “Il ruolo e il funzionamento dei Technology Transfer Offices europei” presentato in questi giorni presso il Politecnico. La ricerca, nell’ambito del progetto MUSA finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca attraverso il PNRR, analizza il funzionamento dei Technology Transfer Office (TTO) europei, sottolineando la necessità per l’Italia di potenziare il suo modello di TTO.

Secondo Gabriele Secol di Deloitte, “Partendo dalla descrizione del panorama del Technology Transfer (TT) e delle modalità operative dei Technology Transfer Office (TTO) la ricerca si propone di formulare dei primi spunti e considerazioni per potenziare l’impatto e l’efficacia dei TTO italiani nell’agevolare il passaggio di conoscenze e tecnologie dal contesto accademico a quello produttivo”. E ancora “«Nonostante l’Italia abbia tutti i requisiti per eccellere, infatti, dalla nostra ricerca emerge come ci sia ancora un importante gap con i paesi europei leader nel trasferimento tecnologico. Ma la sfida dell’innovazione è cruciale per il nostro Paese e per tutta l’Europa: per questo dobbiamo collaborare per migliorare il nostro modello di trasferimento tecnologico e renderlo competitivo nello scenario globale”.

Marco Bocciolone, del Politecnico di Milano, ribadisce che è necessaria una visione sistemica che favorisca l’Open Innovation, una governance chiara e un modello di incentivazione per trasformare l’innovazione accademica in crescita economica. “Il trasferimento tecnologico rappresenta una sfida strategica per il nostro Paese. Al Politecnico di Milano, il nostro Technology Transfer Office supporta i ricercatori nella protezione e valorizzazione delle loro invenzioni, favorendo la collaborazione con l’industria” afferma. Anche il professor Salvatore Torrisi, coordinatore scientifico di MUSA, evidenzia l’importanza di connettere efficacemente ricerca e imprese per colmare il gap con i paesi più avanzati in Europa.

L’Unione Europea è terza al mondo per investimenti in R&S, dietro a Stati Uniti e Cina, ma è prima per numero di brevetti concessi. Tuttavia, all’interno dell’UE permangono disuguaglianze tra i paesi. L’Italia è classificata come “Moderate Innovator”, in miglioramento rispetto agli anni precedenti, ma con la necessità di aumentare laureati e investimenti in venture capital e R&S, oltre a superare le differenze regionali.

Per migliorare il modello di trasferimento tecnologico italiano, è necessario sviluppare programmi più strutturati, definire governance chiare, incentivare e formare il personale, adottare KPI per monitorare i progressi, e favorire una collaborazione sinergica tra accademie, istituzioni e imprese. Una possibile soluzione è la creazione di un ente no-profit per la gestione delle attività di trasferimento tecnologico e terza missione, volto a massimizzare il potenziale delle scoperte scientifiche e trasformarle in benefici sociali ed economici.