Tecnologia, salute e ricerca: ecco i  braccialetti hi-tech per proteggere la pelle dai raggi UV 

Un lavoro dell’Enea con l’Università di Roma La Sapienza

 

Si può indossare un sensore personalizzato che ci avverta quando la radiazione ultravioletta del sole può essere rischiosa per la nostra salute? 

La risposta è “sì”, grazie al lavoro di Enea e dell’Università di Roma La Sapienza che stanno mettendo a punto questo progetto, con l’obiettivo di misurare l’esposizione della pelle alla radiazione solare ed evitare di superare i livelli benefici di luce ultravioletta che permettono la sintesi della vitamina D per fissare il calcio nelle ossa.   

I sensori sono costituiti principalmente di materiale idrogel, sono economici, facili da realizzare e possono essere calibrati sul soggetto destinato ad indossarli: la dose limite, al di là della quale si rileva un danno per la pelle, dipende infatti dalla quantità di melanina che determina la pigmentazione della pelle e varia da soggetto a soggetto. 

Nel tempo, spiega una nota stampa dell’Enea, sarà possibile sviluppare sensori personalizzati, adatti sia a soggetti dalla pelle bianchissima (fototipi I e II) che a quelli con la carnagione più scura, quindi più resistente alla luce ultravioletta (fototipi dal III in poi). 

Questi dispositivi sono inoltre facilmente integrabili in supporti indossabili (per esempio in un braccialetto) e sono di facile interpretazione ad occhio nudo. Il sensore fornisce, infatti, a chi lo indossa un’allerta sull’esposizione massima ricevuta, basata sullo ’scolorimento’ del materiale con cui è prodotto. 

Il Laboratorio di Ingegneria Chimica e dei Materiali di Sapienza Università di Roma sta realizzando il materiale composito con cui è costituito il sensore, ovvero una matrice idrogel contenente un colorante, il blu di metilene, e nanoparticelle di biossido di titanio 

Il Laboratorio Enea di Micro e nanostrutture per la fotonica si occupa, invece, di produrre le nanoparticelle di biossido di titanio e di studiare la risposta dei sensori alla luce ultravioletta utilizzando tecniche di micro-spettroscopia Raman. 

Grazie all’elevato contenuto di acqua, le proprietà degli idrogel sono comparabili a quelle dei tessuti biologici, rendendoli potenzialmente biocompatibili e adatti ad altre applicazioni.