Il rapporto, realizzato da Deloitte per MUSA, delinea una strategia integrata per valorizzare le competenze dei ricercatori finanziati dal PNRR, promuovendo il loro inserimento nel mercato del lavoro e il dialogo strutturato tra università e imprese.

È stato presentato lo scorso 13 ottobre, presso la sede Deloitte di Milano nel corso dell’evento “Valorizzare il capitale umano della ricerca: sinergie per il futuro”, realizzato in collaborazione con Assolombarda, lo studio “Strategia integrata per il trasferimento delle conoscenze delle risorse provenienti dalla ricerca”, elaborato da Deloitte per valorizzare i risultati dei tre anni di attività svolta con MUSA – Multilayered Urban Sustainability Action.

Il rapporto analizza le caratteristiche e aspirazioni del personale di ricerca e l’incontro tra domanda e offerta dei profili altamente qualificati, con focus specifico all’interno di MUSA, realizzata con il contributo di Assolombarda, delineando una strategia per il trasferimento delle conoscenze sviluppate all’interno delle università verso il sistema produttivo e istituzionale, in una logica di impatto territoriale e sostenibilità a lungo termine.

Chi sono i ricercatori MUSA

Il rapporto fotografa una popolazione di oltre 300 ricercatori impiegati nei progetti MUSA, provenienti da Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca e Bocconi.
L’età media è di 34 anni e più del 60% ha meno di 35 anni: una generazione giovane, altamente qualificata, aperta alla dimensione internazionale e pronta a mettere le proprie competenze al servizio dell’innovazione del Paese.

Il progetto MUSA rappresenta un laboratorio unico per analizzare come la ricerca possa tradursi in nuove opportunità professionali, imprenditoriali e di sviluppo per i territori.

BOX DATI – Le tendenze occupazionali | Key highlights

  • Il 59% dei ricercatori MUSA che hanno aderito alla survey è alla ricerca di nuove opportunità lavorative.
  • Il 76% di coloro che sono attivamente alla ricerca di lavoro valuta positivamente la possibilità di percorsi professionali fuori dall’ambito accademico.
  • Tra coloro che sono attivamente alla ricerca di lavoro anche in ambito extra-accademico:
  • Il 94% si dichiara disponibile ad intraprendere un percorso professionale in azienda;
  • Il 74% si dichiara disponibile ad avviare attività imprenditoriali, individualmente o in team.
  • Il 42% dei rispondenti alla survey afferma di svolgere attività di ricerca con impatto su più settori e ambiti tecnologici (AI, energia, sanità, servizi digitali, etc.).

Oltre l’accademia: competenze che fanno sistema

I risultati mettono in evidenza un alto potenziale di trasferibilità delle competenze maturate dalle figure con alta formazione accademica verso il mondo delle imprese, in particolare nei settori dell’ingegneria, dell’economia e dei servizi digitali.

Tra le aree di miglioramento più citate dai ricercatori emergono:

  • gestione delle risorse e dei processi;
  • competenze di gestione del team e di leadership;
  • competenze digitali e tecnologiche.

Allo stesso tempo, le soft skills più diffuse – problem solving, affidabilità, adattabilità, empatia, capacità relazionali – confermano che il capitale umano della ricerca può contribuire in modo determinante alla trasformazione organizzativa e culturale delle aziende.

Università e imprese: un’alleanza per la crescita

Il documento sottolinea il ruolo crescente delle collaborazioni tra atenei e imprese, come i dottorati cofinanziati, i dottorati industriali, i laboratori congiunti e i percorsi di ricerca applicata.
Questi strumenti si stanno rivelando fondamentali per accelerare il trasferimento tecnologico e rendere la ricerca universitaria una leva stabile di competitività.

Una delle attuali sfide di mercato è estendere tali modelli anche alle PMI, che compongono principalmente il tessuto produttivo nazionale. Ad oggi, in queste realtà la spesa in R&D risulta generalmente più contenuta rispetto a quelle delle grandi imprese, così come le opportunità di impiego per i profili altamente qualificati.

Le nuove frontiere: AI e Big Data per la sostenibilità

Tra le aree di ricerca più dinamiche si distinguono Intelligenza Artificiale e Big Data, considerate tecnologie abilitanti in grado di generare impatti trasversali su diversi settori (ad esempio sanità, energia, finanza, Pubblica Amministrazione, etc.).
Quasi il 42% dei ricercatori MUSA lavora su progetti che hanno un impatto cross-settoriale, a conferma di una ricerca orientata alla trasformazione digitale e sostenibile dei sistemi urbani.

Un piano per il dopo PNRR

Il Piano di trasferimento delle conoscenze post PNRR delineato da Deloitte propone un approccio sistemico che mette al centro le persone e le loro competenze come leva di sviluppo sociale, territoriale ed economico.

L’obiettivo è costruire un modello integrato di valorizzazione della ricerca che continui a produrre innovazione oltre la fase di finanziamento pubblico, consolidando il ruolo di MUSA come ecosistema stabile per la collaborazione tra università, imprese e istituzioni.