Dalla stampa 3D alla realtà virtuale, un team di ricerca della Statale sviluppa modelli avanzati per addestrare i chirurghi su patologie reali, senza rischi per i pazienti. Il progetto, sostenuto da MUSA, è già diventato uno spin-off universitario.

Sviluppare materiali e modelli per la creazione di ambienti di simulazione chirurgica, ovvero dare la possibilità di creare ambienti che possono affiancare la pratica chirurgica su paziente reale andando ad agire sulla formazione dei chirurgi di domani. È questo il cuore del progetto Haptic and Virtual Models for Surgical Training and Personalized Medicine, sviluppato all’interno del sistema di MUSA e portato avanti da un team di ricerca del Dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano.

“L’obiettivo è creare ambienti di simulazione chirurgica che possano affiancare la pratica clinica tradizionale, migliorando la formazione dei chirurghi di domani” spiega Lorenzo Migliorini, ricercatore coinvolto nel progetto. “Il nostro progetto consiste nella sviluppo e nella creazione di modelli digitali e modelli fisici che i chirurghi possono utilizzare per esercitarsi e fare pratica prima di andare sui pazienti. Tutto parte da pazienti reali dall’immagine diagnostico di reali patologie che vengono ricreate in ambienti di realtà aumentata e realtà virtuale così che gli specializzanti possano esplorare liberamente l’anatomia patologica prima di metterci le mani.

Accanto ai modelli virtuali, il progetto prevede anche la realizzazione di modelli fisici altamente realistici, grazie alla stampa 3D e a materiali tessuto-equivalenti. “Sono materiali in grado di simulare non solo la forma e le dimensioni dei tessuti biologici, ma anche la loro risposta meccanic – continua Migliorini -. Questo rende l’esperienza formativa molto più vicina a quella reale”.

Il progetto è già in fase avanzata. Negli ultimi due anni sono stati organizzati, che hanno coinvolto circa 250 tra studenti e specializzandi, con un impatto significativo soprattutto nell’area milanese. “Abbiamo ricevuto feedback molto positivi da parte degli utenti e dei professionisti del settore. Questo ci incoraggia a espandere ulteriormente l’approccio”. Sebbene sul mercato esistano già alcuni prodotti simili, il settore è ancora agli albori. La domanda, però, cresce: “Ci stanno chiedendo sempre più modelli, quindi dobbiamo attrezzarci per produrli in numero maggiore e personalizzarli in base alle esigenze specifiche – spiega il ricercatore – Ogni distretto anatomico ha le sue caratteristiche: un tessuto cerebrale risponde in modo diverso rispetto a un tessuto renale, e noi puntiamo a riprodurre queste differenze”.

Per dare continuità al lavoro di ricerca e favorire il trasferimento tecnologico, è nata anche una startup spin-off dell’Università di Milano, con l’obiettivo di portare questi strumenti dalla ricerca al mercato e, soprattutto, alla pratica clinica quotidiana. “Vogliamo che questa tecnologia abbia un impatto reale, sia nella formazione che nella personalizzazione della medicina del futuro” conclude Migliorini.