Jacopo Perego, ricercatore in chimica industriale e oggi impegnato nell’ambito delle scienze dei materiali, è il vincitore della prima edizione di “Stand Up Science. Idee brillanti per un futuro luminoso”, evento conclusivo del percorso MUSA Spoke 1. Con uno speech dedicato alle “Nano-spugne per la cattura selettiva di CO₂: dalla progettazione molecolare alla realtà industriale”, Perego ha convinto la giuria mettendo in luce il potenziale trasformativo dei materiali porosi di nuova generazione.
Perego ha spiegato come il suo gruppo di ricerca lavori da anni allo sviluppo delle cosiddette nanospugne, materiali caratterizzati da una struttura estremamente porosa, capace di intrappolare molecole molto piccole. Tra queste rientrano i MOF (Metal Organic Framework), una classe di materiali così innovativa da essere stata al centro dell’assegnazione del Premio Nobel per la Chimica 2025.
Le nanospugne possono essere immaginate come spugne vere e proprie, ma con pori su scala nanometrica. L’applicazione principale studiata da Perego riguarda la cattura della CO₂ dagli scarichi industriali, utile per limitare le emissioni in atmosfera. Alcuni MOF sono talmente selettivi da poter catturare l’anidride carbonica direttamente dall’aria, rendendoli strumenti promettenti per il contrasto ai cambiamenti climatici.
Ma le potenzialità non finiscono qui: alcune varianti di questi materiali possono assorbire umidità atmosferica e trasformarla in acqua liquida, un’opportunità cruciale per le aree soggette a siccità o desertificazione. Perego sottolinea come questo fenomeno stia interessando in misura crescente anche alcune zone d’Italia: “Questi materiali permettono di ricavare acqua purissima dall’aria, utile anche per uso alimentare”.
Il ricercatore ha evidenziato inoltre quanto il settore scientifico e industriale stia guardando con crescente interesse a queste soluzioni, che stanno uscendo dai laboratori per approdare a processi produttivi reali. Nel suo speech, Perego ha mostrato boccette contenenti i materiali sintetizzati dal suo gruppo: una volta attivati tramite riscaldamento, sono in grado di catturare umidità dall’aria cambiando colore; riscaldandoli nuovamente, rilasciano l’acqua assorbita.
Oggi il progetto ha raggiunto una maturità scientifica solida, confermata da diversi risultati e pubblicazioni. Per compiere il passo successivo, però, servirà un investimento capace di sostenere la transizione dalla ricerca all’applicazione su larga scala. Un passaggio chiave per trasformare un’idea promettente in una tecnologia pronta ad affrontare le sfide della crisi climatica.