Primo rapporto MHEO, a Milano è record di iscritti negli atenei. La carica dei 211mila 

Uno su tre arriva da fuori regione, il 25% è straniero. Solo dalla Cina 1800 studenti  

Sono 65 le istituzioni in tutto in Lombardia, un bacino immenso che ha le stesse dimensioni del Portogallo. Nel dettaglio sono 15 università, 26 Afam, dall’accademia di Brera al Conservatorio, e 24 Its academy. E Milano è quella che più spicca in tutto questo contesto. È lei la prima città italiana per numero di studenti universitari, ben 211mila.

È il bilancio del primo rapporto dell’Osservatorio MHEO (Milan Higher Education Observatory), ‘Dimensioni, dinamiche e attrattività dell’Istruzione superiore terziaria a Milano e in Lombardia’, pubblicato da Milano University Press.

Una fotografia dell’Osservatorio guidato dal Responsabile scientifico e Professore Ordinario UniMi Matteo Turri, che si colloca dentro l’ecosistema dell’innovazione MUSA (Multilayered Urban Sustainability Action) e che ha lo scopo di favorire una maggiore consapevolezza di cittadini, istituzioni, imprese, enti pubblici e privati sull’istruzione terziaria e sulle sue trasformazioni a Milano e in Lombardia.

Nel rapporto spiccano alcuni dati curiosi. Le università di Milano hanno lo stesso numero di iscritti di tutti gli atenei d’Irlanda, e solo qui i corsi a numero chiuso sono più di quelli ad accesso libero (solo uno su quattro). Un tetto agli ingressi dovuto spesso alla mancanza di infrastrutture, che se da un lato permette di selezionare gli studenti dall’altro rischia di non accogliere una potenziale domanda, in un sistema così grande e articolato. Gli universitari fuori regione sono il 30% e l’11% è straniero, cifra che raggiunge quota 25% negli Afam dove soltanto dalla Cina approdano 1800 iscritti. Non solo, nei diplomi di alta formazione artistica, musicale e coreutica gli incrementi più rilevanti – tra il 2015 e il 2021 – sono stati quelli degli iscritti provenienti dalla Romania (oltre il 121%) e dalla Spagna (73,7%).

Un altro dato messo in luce nel rapporto è che la Lombardia è l’unica regione italiana ad avere almeno un ITS Academy per ogni area tecnologica e in tutti i cinque ambiti dell’area Nuove Tecnologie per il Made in Italy. Trattandosi di enti di istituzione relativamente recente (nei fatti 2010), gli ITS si trovano ancora nella fase espansiva iniziale, con altissimi tassi di aumento tra un anno e l’altro, ma numeri assoluti relativamente ridotti. L’andamento delle immatricolazioni a Milano, in Lombardia e nel resto del Paese, indica la chiara tendenza positiva per gli ITS, che non riscontra le battute d’arresto o le fluttuazioni viste nelle istituzioni AFAM e nelle università. Rilevante è la crescita degli ITS lombardi. Anche la Città Metropolitana di Milano, nell’ultimo decennio, ha guadagnato spazio in ambito regionale, passando da poco più del 10% degli iscritti a quasi il 30%.  

Secondo i ricercatori guidati dal professor Turri,  gli studenti si concentrano nei grandi capoluoghi: sono in cinque città –Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna – il 40% delle immatricolazioni alle triennali e il 48% delle iscrizioni alle magistrali, e questo spiega il problema degli alloggi. Altra riflessione suggerita nel rapporto è sulla crescita delle università telematiche – il Covid è stato un acceleratore – che a livello nazionale hanno superato gli atenei non statali per numero di laureati e in Lombardia nel 2021-2022 le prime quattro università per immatricolati sono Statale, Cattolica, Politecnico e e-Campus. Per le università non telematiche occorre un confronto sulla didattica a distanza, forse si può essere più coraggiosi, cresce la domanda di un canale telematico per formarsi, soprattutto per i corsi magistrali.

Sulla distribuzione di genere, si fa notare, nel 2022 negli atenei del capoluogo lombardo risultavano iscritte più donne che uomini e la quota viene mantenuta a livello di laureati. Un dato che va inquadrato in uno scenario generale nel quale il numero di donne iscritte, immatricolate e laureate a Milano, in Lombardia e in Italia è sempre superiore al 50% degli studenti. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, ci sono ancora molte sfide da affrontare per garantire una parità di genere effettiva in tutti gli ambiti. Per esempio, le donne sono spesso sottorappresentate in alcune discipline accademiche o in posizioni di leadership all’interno di aziende e istituzioni.

L’osservatorio è nato alla Statale e in ateneo sottolineano: “Si avvale della collaborazione del consorzio universitario Cineca e di Deloitte e ha un team di venti ricercatori di aree diverse, da economia e istruzione a data science e sociologi. È parte di Musa, ecosistema dell’innovazione all’interno della Missione istruzione e ricerca del Pnrr. Sono in programma nuove analisi, sulle caratteristiche di chi si iscrive alle telematiche. E i prossimi rapporti saranno su servizi per gli studenti e diritto allo studio, sbocchi occupazionali, questioni di genere, dialogo fra università e impresa, sviluppo e innovazione.

L’Osservatorio tramite rapporti e contenuti multimediali vuole sensibilizzare sui temi dell’istruzione terziaria e dello sviluppo sociale economico dei territori attraverso la valorizzazione dei dati e la collaborazione con diverse istituzioni. L’elemento distintivo del progetto è la produzione di rapporti per la città di Milano e la sua area metropolitana con attenzione alla disseminazione dei risultati di ricerca. Il valore aggiunto dei rapporti sarà nell’estrazione e nella valorizzazione dei dati, ottenuti in collaborazione con i vari enti.